martedì 20 ottobre 2015

Casa Museo Antonino Uccello (dal Consiglio Comunale del 19 ottobre 2015)

Come molti concittadini, sono rimasto sconvolto e disgustato dal servizio, andato in onda sull’emittente La 7, il 13 ottobre scorso, durante la trasmissione “L’aria che tira”, sulla Casa Museo, fondata da Antonino Uccello.

Si descrive il museo come una sorta di “cattedrale nel deserto”, dove un maestro elementare, vagando per le campagne, avrebbe accumulato oggetti ormai inutili e li avrebbe immagazzinati in una struttura in cui oggi lavorano 16 persone, incapaci di garantire l’apertura domenicale e che usano l’illuminazione interna solo in presenza dei pochi visitatori occasionali.

Inoltre, dalle interviste trasmesse, si insiste nel lasciar credere che i palazzolesi non abbiano idea di chi sia stato questo signore a cui è intitolata la “Casa”.

Forse è ancora necessario ricordare che quel maestro elementare era innanzitutto un Poeta e che è stato proprio il suo sentimento poetico ad influenzare, profondamente, i suoi studi, la sua curiosità e le sue azioni.

Con una laurea in Lettere Moderne (che, probabilmente per via di un carattere schivo, volle mantenere quasi segreta), fu un etno-antropologo, oggi riferimento per ogni studioso del settore, un musicologo ed anche un ex ricercatore per conto della RAI.

Inoltre, fu anche un politico, essendo passato anche lui tra questi banchi, ricoprendo, negli anni ’70, il ruolo di Consigliere Comunale, tra le fila del PCI, e rimanendo in carica fino alla morte nel 1979.

Il filologo e critico letterario Silvano Nigro definì la Casa Museo come “la più grande opera poetica composta da Antonino Uccello”.

Ed è proprio per la cura e la profondità di sentimenti che “il Professore” riversò in quest’opera, che la Casa Museo rappresenta oggi uno dei “tesori” del nostro territorio, meta di studiosi del settore ed appassionati di antropologia culturale, che vengono, di proposito, nella nostra cittadina, chiedendo di visitarlo. Destinazione, anche in passato, di alcuni visitatori illustri, come lo scrittore Leonardo Sciascia e il pittore Renato Guttuso.

Antonino Uccello, in vita, fu umiliato dalla politica contemporanea, forse anche per via della sua appartenenza, che gli negò anche il solo supporto logistico, per garantire l’apertura quotidiana della sua “Casa”, per poi, come capita spesso ai grandi, essere rivalutato solo dopo la sua morte.

Un edificio già storicamente sfortunato, a sentire le leggende che lo volevano infestato da fantasmi, che, all’epoca, ne resero relativamente semplice l’acquisto.

Una “Casa” a cui, negli anni, la stessa politica, soprattutto regionale, ha riservato molteplici mortificazioni, riducendola già a costola di un altro museo, a sito minore, indebolendone le finanze, rendendo già difficoltoso il mantenimento dell’illuminazione durante le ore di apertura e il pieno sfruttamento del sito.

Ai deputati che oggi, alla disperata ricerca di consenso elettorale, in vista di probabili ed imminenti elezioni, si ricordano, improvvisamente, di Antonino Uccello e della Casa Museo, per poi potersene dimenticare dopodomani, credo valga la pena, piuttosto, di chiedere uno sforzo ed un impegno deciso, per restituire alla “Casa” l’importanza e la dimensione che merita.

Ci sono problemi nella sua fruizione quotidiana, lo sappiamo; sono cose che abbiamo già denunciato da tempo ed in ogni occasione, spesso riconducibili a quel tipo di politica che mortifica la cultura, non rendendola accessibile ai cittadini, nei momenti e nelle forme in cui i cittadini potrebbero dedicarle il loro tempo libero.

Ma è ugualmente doloroso assistere ad una descrizione così superficiale di un luogo caro a tanti palazzolesi, come se si trattasse di un immobile in vendita (qui la cucina, qui i pupi, qui il frantoio...), proposto, tra l’altro, in modo tutt’altro che convincente.

Così come irrita profondamente sentire un giornalista, appartenente tra l’altro al quotidiano “omonimo” di quello fondato da Antonio Gramsci, suggerire la vendita dei “campanacci”, in qualità di oggetti vintage.

Il danno d’immagine per la nostra comunità è evidente, così come lo è per i nostri concittadini, nonostante ci sia chi è pronto a scommettere che, alla domanda “Chi era Antonino Uccello?”, siano arrivate anche risposte complete e dettagliate, poi censurate in fase di montaggio del servizio.

Quale lo scopo di un servizio del genere?

Se l’obiettivo era di fare un paragone con quanto fa il FAI, tra le aperture gratuite di luoghi chiusi e gli sprechi tipici del sud Italia e con i siti inutili che assorbono risorse importanti, non era certo questo il caso.

Se la finalità era denunciare le difficoltà che la gestione dei luoghi di interesse culturale riscontra in Italia e, in particolare, nel Meridione, non era certo questo il modo.

Suggerisco, pertanto, al Sindaco e all’Assessore alla Cultura del nostro Comune, di adoperarsi per invitare, specificando bene il nome del nostro paese, originato dal suo antico nome greco, l’autore del servizio, il sig. Antonio Condorelli, la conduttrice del programma, la signora Myrta Merlino ed anche il signor Fabrizio Rondolino de L’Unità, a visitare la nostra cittadina, in modo da potergli mostrare che il nostro non è un Patrimonio che merita di essere giudicato con così tanta faciloneria.

Sarebbe anche lecito pretendere che venisse concessa la possibilità, al Sindaco di Palazzolo, unitamente al responsabile della Casa Museo ed agli amici che all’epoca affiancarono Uccello, di intervenire nella stessa trasmissione, per ridare dignità ai tesori che questo luogo contiene e presentare in modo degno l’uomo Antonino Uccello.

La scarsa conoscenza della persona di Uccello, la “impreparazione” di alcuni cittadini può essere sicuramente attribuibile a carenze personali, che pure dovrebbero essere ovviate durante il percorso formativo di ogni palazzolese; ma, ovviamente, vista da Amministratore, non può passare inosservata.

Posso quindi provare a suggerire all’Amministrazione lo studio di nuove iniziative, di concerto con la Casa Museo stessa, con la disponibilità del nostro gruppo consiliare e di chiunque altro voglia dare un suo contributo, per celebrare e ricordare, nel miglior modo possibile, uno dei palazzolesi più illustri del secolo scorso, che il noto regista e sceneggiatore, Vittorio De Seta, consacrò nel documentario “Dedicato ad Antonino Uccello”.

Trattandosi di un episodio legato ad un uso scorretto e superficiale dei mezzi di informazione, credo sia giusto concludere citando un pensiero di un altro personaggio, considerato anch’egli Patrimonio del nostro paese, il giornalista Pippo Fava:

In questa società comanda soprattutto chi ha la possibilità di convincere. Convincere a fare le cose: acquistare un'auto invece di un'altra, un vestito, un cibo, un profumo, fumare o non fumare, votare per un partito, comperare e leggere quei libri. Comanda soprattutto chi ha la capacità di convincere le persone ad avere quei tali pensieri sul mondo e quelle tali idee sulla vita. In questa società il padrone è colui il quale ha nelle mani i mass media, chi possiede o può utilizzare gli strumenti dell'informazione, la televisione, la radio, i giornali, poiché tu racconti una cosa e cinquantamila, cinquecentomila o cinque milioni di persone ti ascoltano, e alla fine tu avrai cominciato a modificare i pensieri di costoro, e così modificando i pensieri della gente, giorno dopo giorno, mese dopo mese, tu vai creando la pubblica opinione la quale rimugina, si commuove, s'incazza, si ribella, modifica se stessa e fatalmente modifica la società entro la quale vive. Nel meglio o nel peggio.

Palazzolo Acreide, 19 ottobre 2015
Fabio Fancello


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