domenica 28 giugno 2015

Attività e presenze U.T.C. - interrogazione (C. C. 26 giugno 2015)

Al Sindaco
del Comune di
Palazzolo Acreide
Oggetto: attività e presenze U.T.C. - interrogazione

La presente necessita di premessa e considerazioni varie.
In varie occasioni è stata richiesta la prevista turnazione dei responsabili e delle figure decisionali operanti in uffici cardine, quali l’U. T. C. comunale
La richiesta non è stata, ad oggi, accolta, respinta con pretestuose motivazioni.
-     Considerato che nel territorio palazzolese, sia nella parte urbana che in quella extraurbana, vengono intraprese attività edilizie di restauro immobili, di ristrutturazioni e persino demolizioni e successive ricostruzioni, senza i requisiti minimi di controllo - come, ad esempio, la prevista tabella di cantiere da cui si possano evincere la ditta, la tipologia dei lavori, inizio e fine, la direzione ed altre informazioni obbligatorie e di rito;
-     Considerato, altresì, che nel territorio comunale sono in essere attività attinenti i LL.PP., alcune in conclusione, altre concluse, altre si suppone in prospettiva di definizione futura; attività tutte che necessitano di controlli più attenti e sistematici in avvio, in itinere e a conclusione;
si ritiene opportuna e necessaria la  riconferma della richiesta di rotazione, se già effettuabile nei tempi previsti o a maturazione dei tempi.
Quanto sopra senza intenzione di voler colpevolizzare alcuno, ma nel rispetto delle disposizioni di legge e dei minimi canoni di trasparenza richiesti alle Pubbliche Amministrazioni.
Si rinnova, inoltre, la richiesta di una deliberazione di G.M. utile a costituire l’unità preposta al controllo dell’abusivismo, considerata insufficiente l’attività di controllo sin qui attuata.
Si chiede, infine, alla S. V., ed è qui l’oggetto dell’interrogazione, di conoscere:
-     L’attività svolta, limitatamente agli uffici comunali, dai Settori IV e V dell’U.T.C. durante il mese di luglio 2014 con indicazione delle attività preminenti svolte;
-     Le giornate e gli orari di presenza dei responsabili del IV e del V settore, e dei loro eventuali sostituti, nell’intervallo compreso dal 07 al 28 luglio 2014.
Si resta in attesa di risposta scritta della S.V. o suo Assessore delegato.
Palazzolo Acreide, 26 giugno 2015

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Sopralluogo discarica Timpa di Corvo - Nuovo verbale acquisizione informazioni e relazione di servizio (C. C. 26 giugno 2015)

Al Sindaco
del Comune di
Palazzolo Acreide
Oggetto: sopralluogo discarica Timpa di Corvo - Nuovo verbale acquisizione informazioni e relazione di servizio
Con nota n. 0021584 del 18/06/2015 il X Settore - Territorio e Ambiente - del Libero Consorzio Comunale, già Provincia Regionale di Siracusa, ha recapitato:
·      un “verbale di acquisizione informazioni”, datato 30 marzo 2015, redatto presso l’Ufficio Tecnico Comunale, sottoscritto dal responsabile del IV settore e dai verbalizzanti tecnici del Libero Consorzio (prot. gen. L. C. n. 0010422 del 01/04/2015);
·      una relazione di servizio (prot. gen. L. C. n. 0018340 del 26/05/2015).
Ha preso impegno a trasmettere su supporto informatico la copiosa documentazione relativa alle terre di scavo depositate nella discarica.
Nelle conclusioni della relazione di servizio, si fa riferimento alle discariche RSU del nostro territorio funzionanti con provvedimenti, ex art. 13 d.lgs. 22/97, del Prefetto (periodo 1990-2006) e, successivamente con provvedimenti, art. 191 d.lgs. 152/06, del Presidente della Provincia.
Si legge che le stesse “Risultano in atto chiuse per esaurimento dei volumi abbancabili, ma mancanti di apposito decreto autorizzativo di chiusura che permetta la gestione post operativa”.
È un Decreto necessario (art. 183 d.lgs. 152/06) in quanto la gestione post-operativa è attività di gestione, soggetta, pertanto, ad apposita autorizzazione.
Il Libero Consorzio ha promosso vari incontri al fine della gestione operativa delle discariche RSU. L’ultimo l’8 marzo 2012, al termine della quale, le Amministrazioni Comunali interessate si impegnavano ad inoltrare istanza - di chiusura ed autorizzazione post-operativa delle discariche comunali – al Commissario Delegato Emergenza Rifiuti, all’Assessorato Regionale all’Energia e dei servizi di Pubblica utilità e all’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, servizio 1.
La provincia Regionale in data 17/07/2012 ha sollecitato i Comuni al rispetto degli impegni presi.
Dopo circa sette mesi, in data 20/02/2013, prot. 1962, il Comune di Palazzolo dichiarava di aver inoltrato l’istanza di chiusura e richiesta di autorizzazione alla gestione post-operativa del sito di discarica agli Assessorati Territorio e Ambiente ed Energia con note n. 11470 del 10/11/2009 e prot. n. 11737 del 14/10/2010, non ricevendo – si legge - alcun riscontro.
Sulla base di quanto riferito nella riferita relazione di servizio dei tecnici del L. C.
si interroga la S.V. per conoscere:
1.  quali atti ha intrapreso per ovviare ai ritardi messi in atto dall’Ente autorizzante;
2.  se ha proceduto, nel lungo intervallo intercorso, a formale diffida;
3.  quali gli strumenti che hanno consentito di rendere operativa, in qualche modo, una discarica chiusa “per esaurimento dei volumi abbancabili”;
4.  se è sua intenzione proporre all’o.d.g. del Consiglio un intervento del Responsabile del IV settore, propositore di una relazione sullo stato attuale della discarica, sull’iter conseguente al sopralluogo effettuato a settembre scorso nella discarica Timpa di Corvo, sulla natura ed esistenza di quella che sembra un’altra discarica alla destra del cancello reale di ingresso.
I primi 3 punti, di cui sopra, trovano spunto dalla Relazione di Servizio dei tecnici del Libero Consorzio. Le informazioni riferite si fermano alla nota del Comune di Palazzolo n. 1962 del 22/02/2013 e i suoi allegati.
Si chiede analitica risposta scritta e la disponibilità immediata di copia delle citate richieste, n. 11470/2009 e n. 11737/2010.
Palazzolo Acreide, 26 giugno 2015

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Interrogazione – prevenzione desertificazione area Pineta (C. C. 26 giugno 2015)

Al Sindaco
del Comune di
Palazzolo Acreide
Oggetto: interrogazione – prevenzione desertificazione area Pineta
L’Assessorato del Territorio e dell’Ambiente con decreto 8 gennaio 2013 ha pubblicato la graduatoria di cui al II avviso pubblico diretto alla linea di intervento 2.3.1.B.(b) (già Linea 2.3.1.4) del Programma Operativo FESR Sicilia 2007/13, relativa a progetti per “Lavori di prevenzione dei fenomeni di desertificazione”.
Palazzolo risulta ammesso nella graduatoria pubblicata in G.U.R.S. del 22 marzo 2013, con progetto finanziato da, vi si legge, 380.000 euro, diventati 270.000 a leggere altre fonti, probabilmente per ribasso.
Un progetto che interessa l’area di c.da Pineta, ritenuta dai tecnici a rischio. Palazzolo, invero, risulta inserito nella “Carta della sensibilità alla desertificazione della Regione siciliana”.
A un profano il problema può destare meraviglia e incredulità. Non si immagina un Comune montano a rischio desertificazione, Palazzolo, come altri, ovviamente.
Tuttavia, leggendo le carte e approfondendo il tema si apprende che:
Punto 1 - “gli interventi sono finalizzati a intraprendere azioni e misure di contrasto che tendono a mitigare i fenomeni che colpiscono quest’area. La desertificazione consiste nella progressiva perdita di fertilità e capacità produttiva dei suoli, che nel tempo provocano conseguenze negative anche in agricoltura e negli allevamenti, con una riduzione delle biodiversità e della produttività biologica, nel caso specifico per l’erosione del terreno vegetale che tende a scivolare a valle con progressivo affioramento della roccia sottostante. Lo scivolamento del terreno e del pietrisco crea problemi di instabilità con conseguente scarsa sicurezza per chi si trova a transitare nella zona sottostante la strada provinciale 90 Palazzolo- Castelluccio”.
Punto 2 - “Si punterà - si legge - a ripristinare i muri a secco della zona, avviare un processo di piantumazione di essenze arboree, adottare tecniche che prevedano la diffusione di assetti idraulico-agrari e di lavorazione dei terreni a basso impatto erosivo; realizzare una recinzione con rete e paletti di castagno per evitare il pascolo abusivo, contenere lo scivolamento del terreno con tecniche di ingegneria ambientale (come l’uso di fascine di legno); realizzazione di una fascia sempre verde con fichi d’india con la doppia funzione di contenimento del terreno e di fascia parafuoco”.
Nonostante le buone intenzioni e i dotti chiarimenti, il progetto generale utilizzato in Sicilia sembra una delle tante invenzioni siciliane per utilizzare fondi europei, magari impiegandoli per altre necessità, come la messa in sicurezza di costoni e terreni scoscesi che mettono a rischio il transito viario o la percorribilità delle aree interessate.
Il dubbio resta. Come restano dubbi sul perché proprio l’area in c. da Pineta.
Perché è anche una zona di grande interesse archeologico e naturalistico, dice il Sindaco, quindi sono utili i lavori che la mettono a riparo di desertificazione.
Poco importa se negli anni c. da Pineta ha subito una cementificazione rilevante, alla faccia dell’interesse naturalistico ed archeologico!
Onde chiarire ogni dubbio sulle finalità raggiunte con l’intervento, ad eccezione della riconosciuta finalità di messa in sicurezza dell’area, confidando, ovviamente, in lavori eseguiti a regola d’arte, temendo, anzi, che questo non sia avvenuto,
si chiede alla S. V.:
di conoscere, riferendoci alle finalità del punto 1:
·         quali i dati relativi alla progressiva perdita di fertilità e capacità produttiva del suolo area Pineta;
·         quali le conseguenze riscontrate in campo agricolo e degli allevamenti;
·         premesso che l’intervento, se è stato completato a regola d’arte, potrà mettere in sicurezza il costone, quale il grado di erosione del terreno vegetale dell’area trattata e quale gli effetti di riduzione delle biodiversità e della produttività biologica ha determinato;
di conoscere, riferendoci alle finalità del punto 2:
·         se in corso d’opera sono state disposte “varianti” (nel  senso di modifiche) sui lavori previsti per i muri a secco, la piantumazione di essenze arboree , fasce sempre verdi e quanto altro in progetto;
·         se la recinzione con rete ha interessato l’intero perimetro previsto in progetto o è aggiuntiva a quella posta con precedente progetto;
·         se la fascia sempre verde realizzata con fichi d’india, con funzione di contenimento e di parafuoco, è stata impiantata in tempi favorevoli per uno sviluppo naturale e positivo;
·         se i lavori effettuati di impianto di nuova vegetazione, di riassetto dei terreni, di impianto della rete, dei sostegni e delle fascine in legno e di quanto analiticamente in progetto, hanno determinato controlli in itinere e quale lo stato attuale;
·         se, cioè, lo sviluppo delle essenze arboree, di arbusti e della fascia sempre verde prosegue e va avanti secondo naturali e regolari stadi di crescita o risulta impedito da eventi non prevedibili o da errori  di impianto.
Avendo avuto l’opportunità di seguire l’iter i lavori con documentazione, anche fotografica dell’evoluzione/involuzione di quanto in progetto
si chiede, infine,
·         se l’intervento risulta sottoposto a regolare collaudo e quale, nel caso, l’esito dello stesso.
Nella convinzione di dubbia utilità e finalità dell’intervento in questione, si chiede formale ed analitica risposta di riscontro a tutti i punti oggetto della richiesta, onde evitare successive puntualizzazioni sullo stesso argomento.
Palazzolo Acreide, 26 giugno 2015

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venerdì 5 giugno 2015

Relazione introduttiva al Consiglio Comunale Aperto sul Mattatoio Comprensoriale

Motivazioni e considerazioni fonte della richiesta di Consiglio Comunale
La richiesta di convocazione del Consiglio Comunale Aperto è stata sottoscritta, volutamente, da appartenenti a questo Consiglio Comunale e non come gruppo politico, al fine di essere condivisa o almeno condivisibile a tutti gli altri Consiglieri.
Essa è infatti rivolta nell’interesse di tutto il Consiglio ed il Territorio che esso rappresenta.
La richiesta nasce da una serie di semplici considerazioni:
  • Dalla relazione annuale del Sindaco, si prende atto, ufficialmente e dopo tanti silenzi, della presenza di un mattatoio comprensoriale in via di definizione nel territorio comunale, con le sua problematiche di gestione e i rischi che la struttura corre una volta completa;
  • L’assenza dell’argomento “mattatoio” dall’o.d.g. di una qualunque seduta consiliare, che consentisse ai rappresentati dei palazzolesi di comprendere e far proprie, pur limitatamente alla proprie competenze, tutte le problematiche legate ad una delle infrastrutture più rilevanti mai realizzate, con denaro pubblico, nella zona montana;
  • La convinzione che Consigli Comunali interessati siano legittimati, tramite interventi ed atti di indirizzo, a garantire il perseguimento delle finalità del Patto Territoriale, per lo sviluppo delle imprese agricole che operano nel territorio;
  • L’apprendimento della notizia dell’imminente conclusione dei lavori, a riscontro di una carenza di informazioni sugli strumenti di gestione dell’opera;
  • La costituzione di una cooperativa di operatori agricoli appartenenti ai Comuni dell’Unione, con evidenti e giustificate aspettative verso l’opera;
  • L’individuazione, in una delle tante varianti del progetto, del sistema di depurazione dei reflui tramite fosse Imhoff, con successiva utilizzazione agronomica degli affluenti ai sensi dell’art. 112 L. 152/06 e secondo la normativa nazionale e regionale vigente, che impone ed individua quali operatori certi di gestione gli allevatori del territorio e gli operatori agricoli aventi i requisiti necessari;
  • La notizia che il Sindaco di Palazzolo, in un’articolata lettera, ha chiesto al Libero Consorzio tra Comuni (ex Provincia), la gestione in uso dell’infrastruttura mattatoio comprensoriale, con condivisione della stessa richiesta da parte degli altri Comuni dell’Unione, senza che si conoscano i termini dell’accordo;
  • La carenza, annunciata, delle attrezzature e degli strumenti, previsti dal bando di rimodulazione del Patto Territoriale e dal progetto originario, necessari per l’immediata gestione, determinata, si suppone, dalla serie di varianti che hanno “bruciato” e sbilanciato le risorse ad essi destinate;
  • Le difficoltà economiche degli operatori agricoli eventualmente interessati, già frequentemente vittime di scelte politiche ingiuste e dannose da tutti i livelli, e la scontata impossibilità di accesso al credito, che dovrebbero suggerire alla comunità politica, ai Sindaci ed alle Amministrazioni, altri strumenti, tipo un’Associazione Temporanea di Impresa, che possano, anche se in via provvisoria, risolvere i problemi e consentire l’avvio, anche con gli strumenti già disponibili nei vari Comuni.

Si tratta di considerazioni, unitamente ad altre che possono scaturire dal dibattito di questa sera, che riteniamo utili a mettere un punto fermo sullo stato dell’opera e, soprattutto, sul suo futuro.
L’auspicio è che il Territorio, quello indicato nel Patto, non venga scippato di un’opera rilevante, realizzata con denaro pubblico con la finalità del solo sviluppo del territorio e delle imprese agricole. Non risultano, dalla documentazione tecnico/amministrativa del progetto, altre finalità da perseguire.
Il loro mancato perseguimento registrerà, per la nostra comunità, un ulteriore fallimento e la certificazione della definizione, per l’opera appena realizzata, di “cattedrale nel deserto, al pari di altre già presenti nel Territorio.
Territorio che non necessita di ulteriori esempi di spreco di denaro pubblico, con precise responsabilità, in parte già suggerite ed individuate nei dibattiti avvenuti in questo Consiglio, che segnerebbe indubbiamente un’ulteriore sconfitta di quella politica sana che, come intero Consiglio, pretendiamo di rappresentare.
Considerazioni
Va senza dubbio riconosciuto che il Frigomacello (o Mattatoio comprensoriale) è, almeno potenzialmente, da intendersi come un’opera importante per il nostro territorio.
Eppure, almeno fino a ieri, per questo Consiglio, esso è stato considerato alla stregua di un oggetto misterioso, probabilmente per tentare di camuffare e non alimentare l’evidenza di un conflitto d’interesse, arrivando addirittura a negare l’esistenza di una documentazione attinente presso l’ente comunale.
Per alcuni mesi abbiamo, volutamente, tralasciato le polemiche, considerate le difficoltà nel procedere ad un sereno dibattito, registrando l’insensibilità fuorviante di chi avrebbe dovuto garantire una regolare vita amministrativa.
Tuttavia parliamo di un’opera che è stata il fulcro delle ultime campagne elettorali di questa Amministrazione, che suscita l’interesse e le aspettative dei tanti operatori del settore, che oggi vivono un momento particolarmente difficile, ed anche la diffidenza ed il sospetto di molti, che invece vi intravedono l’ennesimo esempio di opera pubblica, utile, non certo al Territorio.
Ricordiamo che il progetto di Mattatoio comprensoriale è il frutto del Patto Territoriale Agricolo Val d’Anapo ed è stato definito sul bando di rimodulazione del Patto stesso, redatto dalla società incaricata Europrogetti & Finanza, come infrastruttura pubblica di tipo socio-economico.
Con ciò si intendeva l’opera come a servizio e per lo sviluppo del territorio in linea con “le finalità perseguite dal Patto Territoriale” che, citando il bando, “attivano un’articolata fase di sviluppo” grazie ad “idonee infrastrutture che agevolino lo sviluppo delle aziende da insediare nonché alle insediate”.
Pertanto si predisponeva la realizzazione di un’infrastruttura, l’acquisizione e posa in opera degli impianti e delle attrezzature necessarie, nonché la realizzazione delle opere esterne a servizio, per un finanziamento complessivo di 4,5 milioni di euro.
Dalle basi del progetto è possibile evincere facilmente le evidenti responsabilità politiche e gestionali gravanti sull’opera, legata ad un Patto, le cui finalità trovano definizione nella deliberazione del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (dalla Gazzetta Ufficiale n. 4/99), avente per oggetto l’estensione degli strumenti di programmazione negoziata anche all’agricoltura.
La delibera evidenzia essenzialmente le necessità di:

  • Garantire una partecipazione adeguata e duratura dei produttori dei prodotti di base ai vantaggi economici che da essi derivano;
  • Favorire la partecipazione del settore agricolo al processo di sviluppo economico locale;
  • Favorire l’integrazione economica di filiera e l’organizzazione dell’offerta.
Come ricordava l’allora Sindaco di Palazzolo, in una lettera datata 17 aprile 1998 ed indirizzata alle massime autorità dello Stato ed ai segretari nazionali delle forze politiche dell’epoca, il Patto Territoriale, tra i primi ad essere portati a compimento, aveva suscitato grande soddisfazione ed entusiasmo tra gli imprenditori e le forze sociali e politiche, autori di una strategica concertazione dal basso, partita dal Territorio e tesa, citando la lettera, a far “emergere una voglia imprenditoriale senza la quale il Sud non potrà marciare verso l’Europa”.

Un Territorio al quale quest’opera dovrà necessariamente rivolgersi per essere ritenuta utile, efficace ed efficiente e fedele alle finalità per cui è stata ipotizzata. Diversamente, saranno gli scetticismi ed i sospetti ad aver trovato più di un fondamento.