venerdì 5 giugno 2015

Relazione introduttiva al Consiglio Comunale Aperto sul Mattatoio Comprensoriale

Motivazioni e considerazioni fonte della richiesta di Consiglio Comunale
La richiesta di convocazione del Consiglio Comunale Aperto è stata sottoscritta, volutamente, da appartenenti a questo Consiglio Comunale e non come gruppo politico, al fine di essere condivisa o almeno condivisibile a tutti gli altri Consiglieri.
Essa è infatti rivolta nell’interesse di tutto il Consiglio ed il Territorio che esso rappresenta.
La richiesta nasce da una serie di semplici considerazioni:
  • Dalla relazione annuale del Sindaco, si prende atto, ufficialmente e dopo tanti silenzi, della presenza di un mattatoio comprensoriale in via di definizione nel territorio comunale, con le sua problematiche di gestione e i rischi che la struttura corre una volta completa;
  • L’assenza dell’argomento “mattatoio” dall’o.d.g. di una qualunque seduta consiliare, che consentisse ai rappresentati dei palazzolesi di comprendere e far proprie, pur limitatamente alla proprie competenze, tutte le problematiche legate ad una delle infrastrutture più rilevanti mai realizzate, con denaro pubblico, nella zona montana;
  • La convinzione che Consigli Comunali interessati siano legittimati, tramite interventi ed atti di indirizzo, a garantire il perseguimento delle finalità del Patto Territoriale, per lo sviluppo delle imprese agricole che operano nel territorio;
  • L’apprendimento della notizia dell’imminente conclusione dei lavori, a riscontro di una carenza di informazioni sugli strumenti di gestione dell’opera;
  • La costituzione di una cooperativa di operatori agricoli appartenenti ai Comuni dell’Unione, con evidenti e giustificate aspettative verso l’opera;
  • L’individuazione, in una delle tante varianti del progetto, del sistema di depurazione dei reflui tramite fosse Imhoff, con successiva utilizzazione agronomica degli affluenti ai sensi dell’art. 112 L. 152/06 e secondo la normativa nazionale e regionale vigente, che impone ed individua quali operatori certi di gestione gli allevatori del territorio e gli operatori agricoli aventi i requisiti necessari;
  • La notizia che il Sindaco di Palazzolo, in un’articolata lettera, ha chiesto al Libero Consorzio tra Comuni (ex Provincia), la gestione in uso dell’infrastruttura mattatoio comprensoriale, con condivisione della stessa richiesta da parte degli altri Comuni dell’Unione, senza che si conoscano i termini dell’accordo;
  • La carenza, annunciata, delle attrezzature e degli strumenti, previsti dal bando di rimodulazione del Patto Territoriale e dal progetto originario, necessari per l’immediata gestione, determinata, si suppone, dalla serie di varianti che hanno “bruciato” e sbilanciato le risorse ad essi destinate;
  • Le difficoltà economiche degli operatori agricoli eventualmente interessati, già frequentemente vittime di scelte politiche ingiuste e dannose da tutti i livelli, e la scontata impossibilità di accesso al credito, che dovrebbero suggerire alla comunità politica, ai Sindaci ed alle Amministrazioni, altri strumenti, tipo un’Associazione Temporanea di Impresa, che possano, anche se in via provvisoria, risolvere i problemi e consentire l’avvio, anche con gli strumenti già disponibili nei vari Comuni.

Si tratta di considerazioni, unitamente ad altre che possono scaturire dal dibattito di questa sera, che riteniamo utili a mettere un punto fermo sullo stato dell’opera e, soprattutto, sul suo futuro.
L’auspicio è che il Territorio, quello indicato nel Patto, non venga scippato di un’opera rilevante, realizzata con denaro pubblico con la finalità del solo sviluppo del territorio e delle imprese agricole. Non risultano, dalla documentazione tecnico/amministrativa del progetto, altre finalità da perseguire.
Il loro mancato perseguimento registrerà, per la nostra comunità, un ulteriore fallimento e la certificazione della definizione, per l’opera appena realizzata, di “cattedrale nel deserto, al pari di altre già presenti nel Territorio.
Territorio che non necessita di ulteriori esempi di spreco di denaro pubblico, con precise responsabilità, in parte già suggerite ed individuate nei dibattiti avvenuti in questo Consiglio, che segnerebbe indubbiamente un’ulteriore sconfitta di quella politica sana che, come intero Consiglio, pretendiamo di rappresentare.
Considerazioni
Va senza dubbio riconosciuto che il Frigomacello (o Mattatoio comprensoriale) è, almeno potenzialmente, da intendersi come un’opera importante per il nostro territorio.
Eppure, almeno fino a ieri, per questo Consiglio, esso è stato considerato alla stregua di un oggetto misterioso, probabilmente per tentare di camuffare e non alimentare l’evidenza di un conflitto d’interesse, arrivando addirittura a negare l’esistenza di una documentazione attinente presso l’ente comunale.
Per alcuni mesi abbiamo, volutamente, tralasciato le polemiche, considerate le difficoltà nel procedere ad un sereno dibattito, registrando l’insensibilità fuorviante di chi avrebbe dovuto garantire una regolare vita amministrativa.
Tuttavia parliamo di un’opera che è stata il fulcro delle ultime campagne elettorali di questa Amministrazione, che suscita l’interesse e le aspettative dei tanti operatori del settore, che oggi vivono un momento particolarmente difficile, ed anche la diffidenza ed il sospetto di molti, che invece vi intravedono l’ennesimo esempio di opera pubblica, utile, non certo al Territorio.
Ricordiamo che il progetto di Mattatoio comprensoriale è il frutto del Patto Territoriale Agricolo Val d’Anapo ed è stato definito sul bando di rimodulazione del Patto stesso, redatto dalla società incaricata Europrogetti & Finanza, come infrastruttura pubblica di tipo socio-economico.
Con ciò si intendeva l’opera come a servizio e per lo sviluppo del territorio in linea con “le finalità perseguite dal Patto Territoriale” che, citando il bando, “attivano un’articolata fase di sviluppo” grazie ad “idonee infrastrutture che agevolino lo sviluppo delle aziende da insediare nonché alle insediate”.
Pertanto si predisponeva la realizzazione di un’infrastruttura, l’acquisizione e posa in opera degli impianti e delle attrezzature necessarie, nonché la realizzazione delle opere esterne a servizio, per un finanziamento complessivo di 4,5 milioni di euro.
Dalle basi del progetto è possibile evincere facilmente le evidenti responsabilità politiche e gestionali gravanti sull’opera, legata ad un Patto, le cui finalità trovano definizione nella deliberazione del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (dalla Gazzetta Ufficiale n. 4/99), avente per oggetto l’estensione degli strumenti di programmazione negoziata anche all’agricoltura.
La delibera evidenzia essenzialmente le necessità di:

  • Garantire una partecipazione adeguata e duratura dei produttori dei prodotti di base ai vantaggi economici che da essi derivano;
  • Favorire la partecipazione del settore agricolo al processo di sviluppo economico locale;
  • Favorire l’integrazione economica di filiera e l’organizzazione dell’offerta.
Come ricordava l’allora Sindaco di Palazzolo, in una lettera datata 17 aprile 1998 ed indirizzata alle massime autorità dello Stato ed ai segretari nazionali delle forze politiche dell’epoca, il Patto Territoriale, tra i primi ad essere portati a compimento, aveva suscitato grande soddisfazione ed entusiasmo tra gli imprenditori e le forze sociali e politiche, autori di una strategica concertazione dal basso, partita dal Territorio e tesa, citando la lettera, a far “emergere una voglia imprenditoriale senza la quale il Sud non potrà marciare verso l’Europa”.

Un Territorio al quale quest’opera dovrà necessariamente rivolgersi per essere ritenuta utile, efficace ed efficiente e fedele alle finalità per cui è stata ipotizzata. Diversamente, saranno gli scetticismi ed i sospetti ad aver trovato più di un fondamento.

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