Voglio chiarire alcuni
aspetti sui fatti avvenuti nell’ultimo consiglio, relativamente ad un mio
intervento, divenuto, inconsciamente, oggetto di “lezioni di democrazia”,
contro chissà quale atteggiamento vessatorio nei confronti della libertà del
consigliere comunale.
Inconsciamente, per non
conoscenza dei fatti, da parte di chi è intervenuto.
Il consigliere Gallo ed
altri che sono intervenuti, sono persone attente, che democraticamente
accettano il dialogo e con cui è piacevole interloquire, senza alterarsi in
alcun modo.
Ho scelto di ascoltare,
senza replicare, per non alimentare, in peggio, un clima giustamente teso, in
cui tutti abbiamo preso atto di una scelta di campo, chiara e libera. Una
scelta chiarificatrice per il buon lavoro di questo Consiglio.
Ritengo, tuttavia, sia
opportuno conoscere la cronaca degli avvenimenti.
Prima della seduta, come
consuetudine, il gruppo consiliare al quale appartengo ha tenuto una rituale
riunione di pre-consiglio, con due opzioni in discussione sul tema principale della
serata, cioè l’elezione del Presidente del Consiglio Comunale.
La prima, una scelta di
protesta, significativa e piena di motivazioni, contro i metodi utilizzati
dalla maggioranza, che sia io che i consiglieri Cappellani e Spada, avevamo già
evidenziato nei nostri interventi.
Il metodo del concorso a
premi, quello di attribuire le cariche a chi riporta più voti, che non mette
necessariamente fra i requisiti la professionalità necessaria e le reali
capacità amministrative; se ci sono, bene, se non ci sono, poco importa. Un
operato, sin qui, che corrisponde a coprire necessità di lista e a consolidare
opportunità “lavorative”, anche ventennali, in alcuni casi.
Quindi la nostra prima opzione
era di confermare il Presidente uscente, accettando, per una volta, il vostro
criterio. Il consigliere più votato alla massima carica.
Discutibile, ma sempre
criterio era. Criterio tradito da parte vostra, come per tante altre cose.
Tradimento nei confronti dell’elettorato.
Sarebbe stata, tuttavia, una
protesta di difficile comprensione. Sarebbe divenuta motivo di spiegazioni e
discussioni sull'interpretazione autentica, quindi un’inutile perdita ti tempo.
Un distogliere l’attenzione da proposte e problemi più seri, legati al ruolo di
opposizione.
La seconda opzione era quella
di offrire un candidato credibile e preparato, scelto all’interno del Gruppo,
nel caso, l’avv. Giulia Licitra. Candidatura accettata dall’interessata e
condivisa dai presenti.
La consigliera Giardina,
partecipando, in ritardo, alla riunione, ha appreso della decisione unanime del
gruppo, chiarendo, tuttavia, che avrebbe votato per l’attuale Presidente
Sigona, ma dichiarandosi disponibile a chiarire in Consiglio, luogo di massima
espressione di libertà e risonanza, i motivi del voto. Cioè a rendere pubblico
l’indirizzo della segreteria del partito, a cui risulta iscritta dal dopo
elezioni.
I consiglieri del gruppo
consiliare hanno preso atto serenamente (e
l’interessata può testimoniarlo) della scelta e dell’impegno preso, non
operando alcune pressione o critica alla decisione libera e convinta della
consigliera Giardina.
La sua libertà di scelta
risulta, quindi, salvaguardata e garantita.
Ciò significa che il mio
intervento, come quello di qualsiasi altro componente del gruppo consiliare,
era programmato. Ha dato l’opportunità di un chiarimento pubblico, su un fatto
che determina, indubbiamente, un cambio del panorama politico di questo paese,
che non poteva passare in sordina.
Nessuna rabbia o acrimonia
nei confronti della consigliera Giardina, ma naturale presa d’atto della libera
scelta operata e che determina una realtà politica nuova.
D’altronde, non è la prima
volta che, per un motivo o per un altro, si sono registrati, negli anni
passaggi di consiglieri da una parte all’altra. È uno degli aspetti fisiologici
della politica locale.
Ne consegue che il Partito
Democratico ha scelto di stare vicino alla maggioranza, avendo indirizzato in
tal senso tutti i propri consiglieri.
Lo avvalora la scelta
operata dal gruppo consiliare sul nome della consigliera Licitra, anch'essa con tessera PD. È stata un’opportunità tesa a garantire l’unità del gruppo stesso
e, contemporaneamente, senza ledere le esigenze e le sopravvenute aspirazioni
di partito.
Il terzo consigliere PD, dichiaratosi,
giustamente, fiero di appartenere all’attuale maggioranza, per storia e
convinzione, sarebbe stato ugualmente eletto, senza il minimo sospetto di
defezione alcuna dei suoi.
Allo stesso (a Lei sig. Presidente) va il nostro
apprezzamento per la chiarezza e la coerenza dimostrate, nonché una
collaborazione disinteressata, nei momenti in cui si tratteranno argomenti di
interesse collettivo.
La gioia del partito,
pertanto, poteva essere ugualmente soddisfatta. Il vanto di avere, senza colpo
ferire, conquistato una carica istituzionale prestigiosa poteva essere
espresso, senza generare quei dubbi che oggi sono realtà, ovvero una nuova
scelta di campo!
Un’analisi politicamente più
attenta e maggiore esperienza nell’arte di praticare la politica, avrebbero
suggerito il voto del quinto consigliere a favore della Licitra. Invece si è
registrata la ferma - premeditata - volontà di rompere il gruppo di opposizione.
Si poteva, persino, capire
un “aiutino” al Presidente neoeletto,
solo se non avesse potuto contare su numeri certi.
Ma oggi la parte politica in
questione ha scelto fra due candidati, propri iscritti e presenti in Consiglio,
in continuità con la peggiore tradizione che già ha visto negli anni e nei in
vari Consigli precedenti, la presenza di partiti con propri consiglieri in
entrambi i versanti.
Frutto, indubbiamente, di
assenza di linea ed analisi politica coerente ed in prospettiva, finalizzata al
potere, in quanto tale.
Un partito, se tale è, per
sua definizione rappresenta una parte, non più parti, appunto, per esclusivo
interesse di potere, in virtù dei numeri acquisiti.
La conclusione di questo mio
intervento, un augurio: amici come prima nel rispetto dei ruoli
assunti.
Palazzolo Acreide, 23 gennaio
2016
Fabio Fancello
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